Con l’enorme diffusione del Bio , sono aumentate anche le possibilità di verificare l’effettiva composizione dei prodotti , tramite l’utilizzo del Biodizionario o di applicazioni specifiche dedicate a stabile se un ingrediente è buono o cattivo.
Il sistema è molto semplice, si cerca l’ingrediente riportato sull’inci del prodotto e tramite un sistema a semaforo si verifica la bontà o meno dello stesso : verde è ok , giallo necessità di attenzioni , rosso è da evitare .
Ma quali sono i criteri usati per stabilire se un ingrediente merita il pallino verde o meno?
Sostanzialmente sono tre:
1) Un primo criterio è la biodegradabilità delle sostanze che, se non lo sono o lo sono poco, rimangono nell’ambiente e fanno danni.
2) L’aggressività, la riconosciuta pericolosità eccetera sono altri ulteriori criteri.
3) L’origine delle materie prime: se animali o vegetali, se petrolchimiche o naturali.
E’ così facile quindi farsi una idea di cosa stiamo cercando ? La maggior parte dei consumatori si avvicinano a questi strumenti con l’intento di verificare se un ingrediente è vegetale o petrolchimico , quindi buono o cattivo .
Stando a questo criterio qualcuno potrebbe allarmarsi visto che diversi oli essenziali ( notoriamente vegetali ed usati in fantastici cosmetici bio) si vedono assegnati un pallino giallo , lo stesso assegnato ad esempio al Sodium Laureth Sulfate (SlS) , petrolchimico e aggressivo se non addolcito con altri tensioattivi.
Il criterio principale non è quello legato all’origine della materia prima ( se chimica o verde), ma in base allo smaltimento e all’impatto eco-ambientale.
Resta quindi fondamentale informarsi prima di giudicare un prodotto e prima di utilizzare uno strumento così interessante come il Biodizionario.
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